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L'avventuriero che amava le stelle

Firenze, 1872

Lucilla si guardò intorno, cercando sua sorella.

O almeno una delle sue amiche.

Ma dove erano sparite tutte, proprio quando lei aveva qualcosa di estremamente emozionante da condividere con loro?

Aveva ballato con Riccardo Astolfi.

Era stata tra le sue braccia. Aveva volteggiato perfettamente a tempo e senza sbagliare un passo. Si era sentita leggera come una libellula. Il pavimento di marmo, sotto i suoi piedi, si era trasformato in nuvole inconsistenti. Il viso perfetto di Riccardo era stato a pochi centimetri dal suo quando le aveva bisbigliato all’orecchio che era la più carina della festa. Cos’altro doveva accadere perché una ragazza si sentisse in paradiso?

E poi, in meno di un secondo, Lucilla scoprì come fosse facile precipitare da quella inaccessibile altezza sulla nuda terra. Perché Saverio Margelli stava avanzando risoluto verso di lei, col suo viso scarno, un po’ asimmetrico, e gli occhi piccoli e severi.

Lucilla andò subito in confusione. Poi prese rapidamente in esame le due possibilità: accettare l’invito oppure rifiutarlo con una scusa credibile. Ma quanto credibile? Poteva dire di essere terribilmente stanca, ma lui non ci avrebbe creduto, visto che erano solo al secondo ballo.

Oppure affermare di essersi slogata una caviglia.

Ma poi avrebbe dovuto respingere anche tutti gli altri inviti. Assolutamente impensabile.

Le bastarono pochi attimi per rendersi conto che non esistevano vie di fuga verosimili. Doveva solo accettare di ballare con lui, ma senza entusiasmo; anzi con evidente riluttanza, così da non incoraggiarlo a farle la corte o addirittura una dichiarazione. Sarebbe stato davvero imbarazzante essere costretta a respingere il suo primo corteggiatore.

Lucilla fece un profondo respiro e si mise in attesa, con la disposizione d’animo di una vittima sacrificale.

Quando il giovanotto fu sufficientemente vicino, si inchinò e le porse una mano. Con aria elegantemente distaccata lei stava già tendendo la sua per accettare l’invito, quando si fermò di scatto, esterrefatta. Lui non la stava affatto invitando a ballare. Le stava solo porgendo un guanto di pizzo.

- Sono venuto a riportarvi il vostro guanto, Lucilla. L’avete dimenticato sul divano – disse in tono gentile.

Il cuore della ragazza batteva tempestosamente all’idea della figura che era stata sul punto di fare. Si era bloccata appena in tempo oppure Saverio si era accorto del suo abbaglio? Gli lanciò un’occhiatina dubbiosa, ma l’impenetrabilità della sua espressione non le fu di aiuto.

Afferrò il guanto con movimento fulmineo. – Oh… vi ringrazio. Sono così distratta… - farfugliò.

Lui le sorrise, comprensivo. - Eravate talmente deliziata all’idea di ballare con Riccardo che non potevate certo badare ai vostri guanti.

Lucilla corrugò la fronte. Si stava forse prendendo gioco di lei? Doveva affrettarsi a chiarire.

Illustrazione di Silvia Basile

- Io dimentico tutto e in qualsiasi circostanza. Per quanto fossi deliziata, l’invito di Riccardo non è stato determinante.

Saverio sorrise di nuovo. – Bene – disse.

- Bene – ripeté lei.

Quindi, tutto sommato, non intendeva invitarla a ballare. Un vero sollievo.

- E’ tutto? – gli chiese incerta, dal momento che il giovanotto non accennava ad allontanarsi.

- Certo, è tutto. Vi ho restituito il guanto, no?

- Infatti.

Come se l’idea di invitarla per il prossimo ballo, che tra l’altro era una divertentissima quadriglia, non fosse neppure contemplabile.

Inaspettatamente e contro ogni logica, Lucilla se ne risentì. Era pronta a inventarsi un pretesto qualsiasi per non ballare con lui, ma adesso rendersi conto che Saverio non aveva mai avuto intenzione di invitarla era a dir poco deludente. E ancora di più il fatto che non prendesse neppure in considerazione una simile eventualità.

Sollevò il nasetto in aria, con fare altezzoso. – Non ballate, questa sera?

- Direi di no – rispose lui, imperturbabile.

Lucilla si indispettì ancora di più. Adesso la sua indifferenza stava sconfinando nella maleducazione.

- Perché non ne siete capace? – insinuò. Forse aveva centrato il problema. Forse il motivo per cui non la stava invitando era il più ovvio: non sapeva ballare.

Lo guardò, ansiosa di una conferma, e invece lo vide scuotere leggermente la testa.

- Non posso certo competere con i miei amici, ma ritengo di conoscere i passi piuttosto bene.

Ora non poteva più nascondersi dietro patetiche congetture. L’unico e solo motivo per cui Saverio Margelli non la stava invitando a ballare era che non aveva nessuna voglia di farlo. Punto.

Lucilla si guardò intorno disperata. Perché qualcuno non veniva a salvarla da quella situazione imbarazzante? Flavia, oppure una delle sue amiche. O anche un giovanotto a caso, per dimostrare a quel noioso misogino che lei era una ragazza corteggiata e contesa. Riccardo Astolfi poi sarebbe stato la perfezione assoluta.

Ma dov’erano spariti tutti quanti?

Brano scelto e adattato dall'autrice
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