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La sposa e il guerriero

Castello di Montenero, 1259

Nel grande cortile del castello regnava una confusione indescrivibile. Moltissima gente era ancora lì a commentare l’accaduto e gli ospiti, nobili e dignitari di corte, si mescolavano ai contadini e ai soldati, in un’accozzaglia di abiti dalle fogge diverse e di voci che si sovrapponevano creando un' assordante babele.

L’uomo si guardò rapidamente intorno, poi si fece strada attraverso quel tumultuoso agitarsi di corpi e di voci puntando diritto verso il grande portale del mastio. Dovette spingere e strattonare per arrivarci, e mentre camminava coglieva stralci di frasi e di esclamazioni.

- Un’umiliazione che nessun uomo può tollerare!

- Lamberto era talmente furioso che…

- Avrebbe dovuto scegliere meglio la sua sposa…

- Proprio sotto gli occhi di Gaddo…

Anche la sala dei banchetti era piena di gente, ma lì tacevano tutti. Solo la voce di Lamberto di Fossombrosa si levava alta e fremente.

- Non riesco a crederlo. Sono state prese mille precauzioni, è stata persino chiusa a chiave nella sua stanza, e poi riesce a giocarci tutti a pochi minuti dalle nozze. E in quale modo! Non ho mai subito un simile affronto, nela mia vita. Siete un incapace, Gaddo! Vi avevo avvertito di non abbassare la guardia. E voi invece vi siete fidato della sua arrendevolezza e l’avete lasciata sola là dentro…

- La cappella non aveva uscite! – si giustificò il vecchio. – Non potevo immaginare che avrebbe infranto la vetrata dietro l’altare!

- La voglio qui! – Il viso di Lamberto era a meno di un palmo da quello sbigottito di Gaddo. - La voglio qui entro un’ora. E voglio anche il traditore che l’ha aiutata a fuggire. Chi le ha fornito il cavallo? Ce n’era uno sellato dietro la vetrata. Ha ordito un perfetto piano di fuga alle vostre spalle. – Poi si girò di scatto e con un balzo fu a un passo da Matilda, che cercava di appiattirsi contro la parete. – Tu dovevi sorvegliare Angelica! - le urlò sulla faccia, afferrandola per le spalle perché non gli sfuggisse. - Era il tuo unico compito! Sorvegliare una ragazza chiusa a chiave dentro una stanza! Con chi ha parlato? Con quale lurido servo? O forse con uno dei soldati che piantonavano la sua porta? Voglio la testa di quel cane, oppure mi accontenterò della tua! Dannata incapace, pagherai per i tuoi errori!

- E voi quanto siete disposto a pagare perché la vostra sposa vi sia restituita?

Nel silenzio assoluto che seguì, si girarono tutti in direzione della voce. Lamberto di Fossombrosa squadrò l’uomo che aveva parlato, sollevando un sopracciglio. Sembrava uno straniero. Nessuno lì portava i capelli così lunghi, a coprire la schiena, e nessuno indossava brache di quella foggia.

– E tu chi diavolo sei?

La risposta non si fece attendere. - Uno che potrebbe salvare la situazione.

– Cosa significa? Sai dove si è nascosta?

- No, ma posso mettermi sulle sue tracce. L’ho fatto altre volte.

Il signore di Fossombrosa si avvicinò di qualche passo e l’osservò incuriosito.

- Sei un cacciatore di taglie?

- Sono un uomo che sa osservare e ascoltare - rispose l’altro con molta calma. - Ma i miei servigi hanno un prezzo alto.

Lamberto rifletté un paio di secondi. – A me sembri uno straccione e gli straccioni non possono avere un prezzo molto alto - ribatté poi con aria di scherno. – Inoltre i soldati di questo castello stanno battendo palmo a palmo la campagna e ti assicuro che presto riusciranno a stanare Angelica.

L’uomo si strinse nelle spalle con noncuranza. - In tal caso i miei servigi non vi occorreranno. Ma come il suo patrigno e la fantesca che doveva sorvegliarla, neppure i vostri uomini prestano attenzione ai particolari. La caccia a una donna non è come una caccia al cinghiale e io, al contrario di voi, non credo che la troveranno.

– Diamo loro un po’ di respiro e me la riporteranno qui, esattamente come gli è stato ordinato.

Lo sconosciuto strinse leggermente gli occhi e sogghignò. – Come volete, ma il tempo non gioca a vostro favore. – Quindi volse le ampie spalle e si mosse verso l’uscita.

- Dieci monete d’oro! – La voce di Lamberto di Fossombrosa lo raggiunse quando stava per oltrepassare il grande portale. – Ecco quanto sono disposto a offrire per riaverla.

L’uomo si fermò, girandosi lentamente. – Anche trenta monete d’oro sarebbero poche per una sposa che vi porta una dote così cospicua… - E con un ampio gesto indicò il castello e poi più in là, le terre che lo circondavano.

– Sei un lurido cialtrone! Vattene subito o ti ritroverai legato a un palo.

Di nuovo l’uomo si strinse nelle spalle. - Come volete. Ma in tal caso, la ragazza non sarà nel vostro letto, questa notte.

- Arrogante villano! – Lamberto quasi soffocò dalla collera. – Il mio scudiscio ti insegnerà a misurare le parole!

La mano ossuta di Gaddo si posò con forza sul suo braccio. – Calmatevi, Lamberto - gli intimò il vecchio, e poi aggiunse bisbigliando: - La posta in gioco è troppo alta, perciò vi suggerisco di non trascurare nessuna opportunità. E’ possibile che Angelica sia qui in meno di un’ora, ma è anche possibile che riesca a sfuggire ai nostri soldati. Se trovasse rifugio presso un convento, ci sarebbero complicazioni a non finire. Accettate la proposta di quest’uomo. Mi sembra abbastanza disperato da vendersi l’anima per un po’ di denaro. Si lancerà sulle tracce di Angelica in cambio di un compenso ragionevole, e ve la riporterà.

Lamberto digrignò i denti. Gaddo aveva ragione. E anche il dannato bastardo aveva ragione. Lui voleva quella donna. Per la dote che gli avrebbe portato, ma, più di ogni altra cosa, perché la partita tra loro due non era ancora chiusa. Riuscire a domare quella fanciulla così indocile e temeraria avrebbe cancellato l’affronto. Tutti i nobili invitati alle nozze, gli stessi che adesso stavano ridendo di lui, avrebbero visto presto la sposa di Lamberto di Fossombrosa completamente piegata ai suoi voleri e priva di qualsiasi volontà.

- Trenta monete d’oro!

L’espressione dell’uomo era impenetrabile. - Credo che il balsamo che vi porterei per il vostro orgoglio ferito valga molto di più.

Dannazione, quel lurido straccione leggeva in lui come in un libro aperto, pensò Lamberto furioso.

– Posso avere tutte le donne che voglio - strillò. - E senza sborsare una sola moneta.

- Ma non l’unica che volete davvero. – Fece un breve sorriso divertito. - La volete a tal punto che voi stesso avete ammesso di aver usato ogni mezzo per obbligarla al matrimonio. Una fanciulla di temperamento, considerato che neppure una porta chiusa a chiave e le vostre minacce l’hanno convinta ad accettarvi come marito.

- Quaranta monete d’oro! - urlò Lamberto, col solo scopo di farlo tacere. - E’ la mia ultima offerta.

- Quaranta monete d’oro vanno bene.

- Vattene, allora. E spero che i fatti dimostrino che non sei il dannato cialtrone che sembri.

L’uomo fece un leggerissimo inchino. – E io spero che abbiate finalmente imparato a mantenere la vostra parola.

Gaddo dovette afferrare Lamberto con tutte le sue forze per impedirgli di lanciarsi sull’uomo che stava tranquillamente oltrepassando l’uscita. Il vecchio fu trascinato per qualche passo dalla furia dell’amico, ma alla fine riuscì a farsi ascoltare.

– Serviamoci di quel bastardo, dannazione. Usate il cervello. Vi riporterà Angelica e allora voi potrete togliervi ogni soddisfazione. Sia con lui sia con la donna.

Lamberto sbuffò, quindi lanciò un’occhiata torva in giro. Facce spaventate lo stavano fissando, ma a lui sembrò di cogliere anche qualche risolino di scherno subito dissimulato. Strinse i pugni e serrò le mascelle fino a far scricchiolare i denti.

Angelica avrebbe pagato, decise, furibondo e impotente. Appena l’avesse avuta in suo potere, legata a lui da un inscindibile vincolo matrimoniale, le avrebbe presentato il conto di tutto. Dell’umiliante situazione in cui si era trovato a causa sua, dell’affronto patito davanti ai prestigiosi dignitari di corte venuti al matrimonio, e dello scherno di cui lo facevano oggetto quei luridi servi che avrebbero dovuto strisciare ai suoi piedi e che invece osavano irriderlo.

La dolce Angelica non avrebbe avuto vita facile, al suo fianco, e quell’idea gli piaceva moltissimo.

Brano scelto e adattato dall'autrice
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