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La cacciatrice di storie

Benedetta se ne andò ciabattando irritata e Miranda provò a calarsi di nuovo nell'atmosfera della sua storia.

Scrivere romanzi non era affatto facile, aveva bisogno di silenzio e di concentrazione. E l'unico rumore che voleva udire era il piacevole scricchiolio del pennino sulla carta. Invece la sua cameriera agiva come una vespa fastidiosa, continuava ad avvertirne il ronzio anche quando stava in un'altra stanza.

Miranda strinse i denti, irritata. Bastava davvero poco a far svaporare l'ispirazione e la sua era già svaporata. Infatti adesso stava pensando a Benedetta invece che al suo intreccio. E anche il giovane libertino si materializzò tra i suoi pensieri non più come un personaggio inventato, ma come un uomo in carne, ossa e piacevole profumo di tabacco pregiato.

Ripose la penna, poggiò i gomiti su ripiano dello scrittoio e il viso sui pugni chiusi.

Ma erano tutti così affascinanti i libertini, si chiese, oppure quello che si era presentato alla porta di Regina costituiva una rara eccezione? Perché tra i giovani uomini che lei aveva frequentato fino a quel momento, non c'era nessuno che potesse neppure lontanamente stargli alla pari. E quel bacio rubato. Così un uomo bacia una cortigiana? Con labbra brucianti e autoritarie, come se si potesse permettere tutto.

Ecco, aveva di nuovo il fiato corto. Eppure si era ripromessa di non pensare al turbamento che aveva provato. Perché quel bacio, quella voce sensuale, quegli occhi accesi di desiderio non erano per lei. Erano per una cortigiana.

Miranda sospettò che alle cortigiane fosse riservato il meglio.

Il ragionamento era semplice: un uomo doveva competere con tutti i loro amanti, logico che cercasse di esprimere il meglio di sé. La timida fanciulla vergine che sarebbe diventata sua moglie, invece, non aveva pietre di paragone. Anche un tiepido amplesso poteva apparirle soddisfacente e quindi, perché darsi da fare?

Non bastava il fiato corto, adesso Miranda si sentiva ardere tutta. Era come se l'audacia del ragionamento la stesse mandando a fuoco.

Basta, non doveva più pensare a quel diabolico libertino. Cioè, doveva affrettarsi a trasformarlo in un innocuo personaggio di carta.

Dove era stata interrotta? Ah, sì, aveva appena cominciato a descriverlo.

Prese la penna, la intinse con un gesto brusco e, a metà del tragitto, una bella goccia cadde sul foglio.

Miranda digrignò i denti ma non si lasciò distrarre. Non poteva continuare a combattere con le macchie d'inchiostro dovute alla furia della sua ispirazione.

"Aveva lunghi capelli, neri come ala di corvo..."

Si interruppe. Che frase patetica. In quanti capelli color ala di corvo si era imbattuta nelle sue letture? O neri come la notte. O ancora neri come una notte senza stelle. Un numero sterminato. Una brava romanziera non ricalca frasi già lette, deve crearne di sue. Per quanto possibile, perché in realtà, come aveva già avuto modo di osservare, quasi tutto è già stato scritto.

Quindi come diavolo fare con quei capelli? Come rendere il nero talmente nero da accendersi di riflessi blu? I suoi denti stavano scricchiolando, nello sforzo di concentrarsi, lì udì distintamente. E quel foglio macchiato non era uno spettacolo che servisse a ispirarla... Oppure sì?

Ecco, trovato!

"Aveva lunghi capelli, neri come inchiostro"

Era già stato scritto? Non le importava. Quella frase la sentiva sua.

BOOKTRAILER realizzato da Silvia Basile




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