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Follia d'amore


Martinica, 1830
Tenuta Le Toucan, vicino Fort de France,


La notte era calata improvvisa.

Un attimo prima il mare sembrava metallo liquido e incandescente, adesso aveva la buia lucentezza dell'inchiostro.

Aliénor Ayala aveva fatto girare il cavallo ed era tornata a casa, ma una strana irrequietezza la spingeva a indugiare in veranda.

L'oscurità acuiva i suoi sensi, rendeva violenti i profumi e dilatava i rumori. Così il suono dei tamburi le parve più vicino di quanto non fosse in realtà.

Serrò le dita intorno alla balaustra e spinse lo sguardo nel buio, in direzione del mare. Come sempre, il suo cuore prese a battere al ritmo dei tamburi. I colpi incalzavano e il suo cuore scalpitava come un puledro imbizzarrito. E intanto quella misteriosa eppure familiare eccitazione prendeva a scorrerle sottopelle.

È la tua anima di Martinica, diceva Eglantine, che la conosceva meglio di chiunque altro.

Faceva caldo e il vento di terra non dava sollievo. Era pesante e umido, la leggera stoffa del vestito aderiva alla pelle. Eglantine le aveva raccolto i capelli in un nodo alto, affinché non le dessero noia. Aveva imitato l'acconciatura di madame Daphnée, la moglie del comandante del porto. I Grand Blancs erano una continua fonte di ispirazione per Eglantine. Se avesse potuto, si sarebbe vestita, pettinata e avrebbe persino respirato come loro.

Aliénor, invece, invidiava le creole dell'isola, che sembrava non patissero il caldo. Invidiava i lunghi capelli crespi, lasciati liberi di danzare sulle loro schiene dritte, e il movimento dei fianchi che ondeggiavano a un ritmo simile a quello dell'amore. Morbido nel passo, frenetico nel ballo.

Lei una volta aveva visto i suoi schiavi accoppiarsi nel folto di bambù e aveva seguito a occhi spalancati quella danza giocosa e un po' ebbra. L'amore in Martinica sembrava una faccenda molto allegra.

Aliénor fece un profondo respiro. La sua anima europea la tratteneva ancora sul labile confine di un comportamento appropriato al suo rango, ma era difficile mantenersi in bilico tra i due mondi ai quali sentiva di appartenere. Temeva che avrebbe fatto presto a scivolare nell'uno oppure nell'altro. Rimpiangendo per sempre quello che si sarebbe lasciato alle spalle.

Il profumo dolce dei gelsomini saturava l'aria e le andò piacevolmente alla testa. Grappoli di lucciole, les belles si chiamavano sull'isola, ricamavano gli arbusti di guaiava e le macchie vermiglie degli anthurium. L'odore della salsedine rivelava la presenza del mare nonostante il rumore delle onde fosse coperto dal martellare dei tamburi.

Lei immaginò le danze sulla spiaggia. Le conosceva bene. Uomini e donne si agitavano sensuali sulla riva, la pelle lucida di sudore, le bocche ridenti, gli occhi febbrili.

La musica è come una magia che ti scorre nelle vene, diceva sua madre Mélisande. E quando ballava, si dimenticava del mondo.

Ha stregato tuo padre ballando, sibilava Eglantine con le labbra strette.

Secondo Aliénor, invece, non era andata così. Era stata sua madre a lasciarsi stregare da quell'europeo alto e biondo, con gli occhi celesti come le acque della baia. Lo amava in un modo così totale da escludere chiunque altro, compresa la piccola figlia Aliénor. Così quella sciocca di Eglantine era stata l'unica madre che avesse mai avuto. Sicuramente più amorevole della bella Mélisande, dai capelli selvaggi e dagli occhi ardenti.

Così la chiamava suo padre: Mélisande dagli occhi ardenti.

Quando era morta, la luce si era spenta nello sguardo celeste di Riccardo Ayala. Era rimasto solo il corpo, un involucro vuoto. L'anima di suo padre se n'era andata con lei.

È un obeah di Mélisande, diceva Eglantine. Lei ruba prima il corpo e poi l'anima di padrone bianco.

Una volta Aliénor glielo aveva chiesto. Si era avvicinata all'amaca sulla quale lui giaceva insonnolito e gli aveva toccato un braccio. – È vero che mia madre Mélisande ha rubato la vostra anima? È vero quello che dice Eglantine? Che lei era una donna obeah?

Lui aveva scacciato un insetto con un pigro gesto della mano, ma poi si era sollevato a sedere facendo oscillare l'amaca. L'aveva guardata dritto negli occhi e aveva sorriso, per la prima volta da quando lei era morta. – Mélisande mi ha rubato il cuore, non l'anima – aveva detto. – E farò frustare Eglantine, se vi mette in testa queste cose. Vostra madre non era una strega, era una donna che sapeva regalare la felicità.

Da quel momento era cambiato un pochino. Forse si era accorto di lei. Forse non voleva essere ricordato da sua figlia come un uomo che languiva su un'amaca, perso nelle sue memorie di felicità. Aveva cominciato a insegnarle la vita. Quella vera e quella dentro i libri. Forse aveva persino cominciato ad affezionarsi a lei. Così Aliénor aveva scoperto l'altro suo mondo, quello al di là del mare. I libri che lui le suggeriva erano ricchi di informazioni sulla terra e sul modo di vivere dei Grand Blancs. E le parlava solo nella sua lingua, che Aliénor aveva imparato in fretta.

Si era scoperta avida di informazioni, curiosa di mille dettagli. Aveva cominciato a leggere anche libri di viaggi e a fare confronti. Il mondo in cui era nata era rumoroso, vivo, carnale, pieno di profumi, di musiche e di magia. L'altro appariva remoto, estraneo, con la consistenza della carta e il suo odore. Uno era istintivo, libero, giocoso, l'altro severo, pieno di convenzioni e di laccioli. Uno con gli abiti leggeri e i capelli delle donne in selvaggia libertà, l'altro con i corsetti stretti e le chiome imprigionate in complicate acconciature. Eppure quel mondo rigido e lontano esercitava un misterioso fascino su di lei. Il fascino dell'ignoto.

Suo padre diceva: quello che qui vi sembra una costrizione intollerabile, Aliénor, lì è vissuto come libertà disdicevole. Quello che qui vi sembra naturale, lì si chiama licenziosità e scandalo.

Aliénor sorrise mentre la musica dei tamburi le danzava nelle vene. Poi sollevò una mano e si liberò dei piccoli pettini e di tutte le forcine che le trattenevano i capelli, lasciandoli ricadere sulla schiena e sui fianchi come quelli delle donne creole dell'isola.

Nel profondo del suo cuore, aveva scelto.

BOOKTRAILER realizzato da Silvia Basile