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Amori sull'ali dorate

L'ultimo



In quel momento la porticina del palco si aprì e l'oggetto dei suoi vaneggiamenti apparve sulla soglia. A meno di un metro da lui. Bellissima, ma assolutamente irraggiungibile, almeno stando alle sue ultime considerazioni.

Poiché Cesare se ne rimaneva impietrito, lei gli sorrise. – Stavate per entrare?

La sua voce era musica. Tutti i violini e le arpe dell'orchestra che si era appena esibita non avevano raggiunto neppure per un istante una simile armonia.

- Desideravo porgervi i miei omaggi – disse Cesare, in piena confusione. – E presentarmi, naturalmente.

- Prego, allora. I miei ospiti sono andati nel foyer ma vi riceverò lo stesso volentieri.

Gli occhi della donna erano dentro i suoi e la confusione emotiva di Cesare si accrebbe. Fece un breve inchino impacciato e la seguì all'interno.

Devo trovare un nome, pensò febbrilmente.

Di un uomo che non fosse di Milano, che non venisse mai a Milano. Ma che fosse affascinante e famoso. Amato dalle donne. Un nome eclatante per impressionarla. Per conquistarla. Era così bella, così elegante da rendere tutte le altre dame simili a ombre sbiadite. Dopotutto, persino Ippolito Nievo non sarebbe stato abbastanza per lei.

Si era seduta e adesso lo guardava, in attesa. Lui stava ancora in piedi, muto come un stupida statua. Gli occhi della donna avevano il colore indaco di certi tramonti, le sue labbra erano un frutto maturo. Ma non doveva lasciarsi distrarre. Un nome... dannazione, aveva bisogno di un nome.

- Mi chiamo Angelica Revello – cominciò lei, incoraggiante.

- Incantato – disse lui. – E io sono... Costantino Nigra.

L'aveva colpita. Cesare sperò al cuore. Angelica Revello aveva alzato vivacemente la testa. Poi socchiuse le labbra e allargò leggermente gli occhi con incredulo stupore. Con ammirato stupore.

- Il diplomatico?

- Sì – annuì, con eleganza.

Che idea fantastica, si compiacque mentre si chinava sulla mano di lei, per baciarla. L'uomo del momento. Il pupillo di Cavour. Il diplomatico che aveva lavorato per l'alleanza tra il Piemonte e l'imperatore di Francia. L'uomo intelligente e affascinante, al quale si aprivano tutte le porte, che le donne amavano e si contendevano. Si raccontava che neppure l'imperatrice Eugenia gli avesse negato i suoi favori.

- E' un onore conoscervi – disse lei, guardandolo arditamente negli occhi. – Sedetevi, e dedicatemi qualche minuto.

- Non chiedo altro – affermò Cesare, cominciando a riacquistare sicurezza e sangue freddo. Il più era fatto. Era riuscito a ottenere la sua attenzione e la sua ammirazione. Cosa che non sarebbe mai accaduta se si fosse presentato con la sua vera identità. Adesso veniva la parte facile. Farla innamorare del bel diplomatico che rubava cuori e segreti alla corte francese.

- Posso porvi qualche domanda? – chiese Angelica, protendendosi lievemente verso di lui. - Non avrei mai pensato di incontrare a Milano un uomo così importante.

- Importante poi – minimizzò Cesare, compiaciutissimo.

- Ditemi, visto che lo conoscete così bene, è vero quello che si racconta? Che il conte di Cavour, a dispetto della sua apparenza affabile, sia in realtà un uomo terribilmente dispotico?

- Non con me – precisò Cesare, calandosi fluidamente nei panni del pupillo del conte. – C'è una forte stima reciproca e quindi tra noi non ci sono baruffe. Non si può dire la stessa cosa con Vittorio Emanuele.

- Con il re? – Gli occhi di Angelica brillavano di genuino divertimento. – Non ditemi che baruffa col re.

- E' esattamente quello che accade per la maggior parte del tempo che passano insieme. E poi il conte si mette a tavolino e mi scrive una lettera per sfogarsi. Abbiamo un carteggio molto fitto.

Lei era interessata e divertita e Cesare moriva dalla voglia di baciare quelle labbra di morbida seta atteggiate al più incantevole dei sorrisi.

- Scusate, ma perché baruffano?

- Perché non sono d'accordo su nulla. – Il giovane si compiacque che le indiscrezioni de La cicala politica alla fine gli tornassero utili. - Il conte è furente per l'appoggio che il re sta dando in gran segreto a Garibaldi. Per la sua spedizione in Sicilia, intendo. Appena ieri, a Bologna, mentre la gente li applaudiva e gettava fiori, loro due discutevano ferocemente in carrozza.

- Ferocemente con il suo re?

- Proprio così. Il conte, quando perde le staffe, dice cose di cui poi si pente amaramente. Dopo la pace di Villafranca, gli gridò: - Si cerchi un altro ministro! - Detto e fatto. Ma poi il re dovette ricorrere di nuovo a lui perché Cavour non è un politico che si possa sostituire facilmente.

Stava esagerando? Troppe informazioni da parte di un uomo che, per essere il più abile diplomatico del momento, doveva giocoforza mostrarsi riservato e avaro di dettagli? Ma Angelica aveva un'espressione talmente interessata e anche divertita che lui decise che stava agendo per il meglio. E forse persino Nigra in persona, se fosse stato lì, a un soffio da quella donna bellissima, avrebbe perduto la sua abituale riservatezza.

Brano scelto e adattato dall'autrice
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